Pagine

15 dicembre 2014

Dipingendo acqua e sangue


Dal corpo di Cristo si possono ammirare dei dettagli di non meno importanza rispetto agli altri descritti nei post precedenti. 

Un primo dettaglio è dato dalla posizione delle sue mani, mentre la destra è in totale abbandono alla morte, la sinistra possiede in se ancora la forza di un ultimo atto, quello di spingere in alto l'indice come a sottolineare il suo fare nuove tutte le cose, una sorta di nuova creazione che avviene con la sua morte e che è stata suggerita da un'opera grandiosa di un maestro dell'arte, il grande Michelangelo Buonarroti nella creazione di Adamo della Cappella Sistina (qui noterete che l'indice della mano assume la forza di Colui che da la vita).

Un altro dettaglio è dato dal costato trafitto da cui fuoriesce il sangue che nonostante il suo sgorgare copioso perde la densità delle altre ferite poiché è un sangue misto ad acqua, come descrive l'evangelista Giovanni “...ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua” (Gv 19, 34).
Gli altri particolari si possono riunire nel medesimo significato; infatti sia la corona di spine che i chiodi che trafiggono il Cristo sono reali, cioè  delle sovrapposizioni all'immagine che vogliono dare un significato particolare. I chiodi sono conficcati nel legno sporgendo da esso in maniera visibile, come lo è anche la corona di spine. Da questi fuoriesce del sangue dipinto che, mentre dalle ferite dei polsi tende a formare le lettere greche “IC XC” (le iniziali di Gesù Cristo), nella corona segnano il capo e il volto di Cristo.

Con questi particolari  ho voluto aggiungere un ulteriore passo per superare il solo concetto di morte, proiettando il tutto verso la risurrezione. Infatti dell'opera ciò che lo spettatore può visionare da una posizione frontale è il sacrificio della croce, ma se solo si avvicina ad essa e si pone in una posizione laterale può notare che, guardando il profilo della croce, l'unica cosa che si nota, oltre allo spessore del legno, sono i chiodi e la corona di spine, perché Cristo è morto ma è anche risorto, lasciando in se i segni della passione ed in particolar modo i segni di quegli oggetti che hanno segnato la sua morte e che sono rimasti attaccati alla croce. Egli dopo la sua morte è veramente risorto ed è questo che noi predichiamo, Cristo Gesù morto e risorto.

Concludendo questa parziale descrizione dell'opera realizzata voglio terminare con un'ultima particolarità. Il crocifisso per scelta è stato posto sopra il tabernacolo che ne diventa un prolungamento che fa del tutto un'unica opera. Il Cristo prima di patire la passione e subire la morte per poi risorgere ci lascia il suo essere presenza costante e reale che si coglie in maniera visibile nell'Eucaristia che è riposta nel tabernacolo.

L'opera è firmata, scusatemi il paragone, alla  Michelangelo Merisi, nel senso che la firma scaturisce dal sangue che scorre dalle ferite del chiodo che trapassa i piedi, come a ricordare a me stesso che siamo stati riscattati a duro prezzo e che nel suo sangue siamo creature nuove.

Tutto questo per trasmettere parte di ciò che vivo e viviamo e per rendere ai miei fratelli un mezzo che possa aiutare nella preghiera e nell'accostarsi sempre di più a Colui che in obbedienza al Padre ha donato se stesso per tutti noi.

Gli altri post sul crocifisso di studentato:
Dipingendo la Croce
Dipingendo il Trono di Gloria
Dipingendo la Maestà divina

Fra Michele Domenico Maria Spinali o.p

Nessun commento:

Posta un commento